IL TERRITORIO
L’abitato di Centa è situato a circa un chilometro a nord di Albana e domina, da un leggero rialzo di marne rosse, un ampio anfiteatro di natura eocenica. Anche favorita da un microclima relativamente più caldo rispetto alle zone contermini , la coltivazione della vite è da secoli la risorsa economica principale della località. Qui ebbe origine il nobile vitigno a bacca rossa dello Schioppettino (Pocalza) che tanto lustro ha dato e sta dando al Comune di Prepotto ed a tutti i Colli Orientali del Friuli!.
Oltre alla vite, in passato, si coltivava anche l’ulivo e ciò è suffragato dalla presenza di microtoponimi slavi che si riconducono a questa pianta oltre che da antichi Rendiconti Camerari della Chiesa. Stando agli anziani, le ultime piante di ulivo morirono durante la grande gelata del 1929. Oggi sono stati reintrodotti con un discreto successo merito della Famiglia Mariotti. Un’altra curiosità, nei boschi, alle spalle dell’abitato, probabilmente sempre dovuta al microclima favorevole, vi è la presenza dell’alloro come pianta arbustiva di sottobosco.
Il borgo medioevale di Centa viene fatto risalire al 1300 e tutt’ora sono presenti anche se ristrutturati dopo il terremoto del 1976 gli antichi fabbricati. Centa deriva dal friulano ” Cente” : terreno o luogo cintato o fortificato. Probabilmente il borgo è molto più antico e qualch’ uno vorrebbe farlo risalire al periodo longobardo. Senz’altro si trova in un punto che in antichità doveva essere strategico: di li passa una strada che, toccando il Castello di Albana, collega la Valle dello Judrio ( Cjanal di Judri) a Cividale.
Durante il periodo Patriarcale ed in seguito sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, Centa fu sede del Comune rurale (Vicinia) di Albana con a capo un Decano eletto annualmente dai capifamiglia della stessa Centa, di Albana e di Collobrida. Questa istituzione venne ridimensionata dall’occupazione francese ed in seguito, nel 1810, la Comunità venne soppressa aggregandola al Comune di Prepotto. In Centa, di particolare pregio, troviamo una chiesetta del ‘300 dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Più volte restaurata in special modo dopo il terremoto del 1511. Un restauro importante venne eseguito negli anni 1740-1745. La chiesa era provvista di un cimitero che la cingeva e che venne utilizzato dalla Comunità fino all’avvento di Napoleone. Dalla presenza del campo santo, il borgo di Centa, venne chiamato dalla popolazione di lingua slovena Britof termine di origine germanica che significa proprio “cimitero”.
Durante la Prima Guerra Mondiale l’edificio venne utilizzato prima come magazzino e poi come luogo di prima raccolta di prigionieri di guerra.
Semplice è la struttura del fabbricato in uno stile molto comune fra Friuli e Slovenia tipico della scuola di Skofja Loka. Possiede un portale in stile gotico ed un piccolo campanile a vela con bifora campanaria. All’interno un altare ligneo del ‘600 di chiarissima fattura slovena con statue raffiguranti Dio Padre, San Antonio, S. Anna con Maria Bambina, S. Gioachino; Madonna col Bambino, S. Pietro e S. Sebastiano. Pregevole un dipinto del 1585 attribuito a Girolamo Ridolfi raffigurante la Madonna con il Bambino fra i Santi Pietro e Paolo. Un altro quadro venne dipinto nel 1777 da Francesco Colussi di Ospedaletto raffigurante la Natività fra S. Pietro e S. Paolo. Costò alla cassa camerale della Chiesa £ 66 Venete: 1/5 dell’entrate dell’ anno suddetto.